01/15/2018

Una domenica del 57, (avevo 17 anni) mi trovavo a cavalcioni della mia fidata lambretta tipo E, quella che si avviava con la cordicella per intenderci. Mi era compagno nel tedioso pomeriggio di sventura, l’amico Ezio Musich, un caro ragazzo istriano scappato dalla furia titina con gli abiti che aveva sempre addosso, seppure ineccepibilmente puliti e stirati. Entrambi senza una lira in tasca, stavamo conversando vicino alla sala giochi di Mestre, attigua a Via Piave, quando ad un tratto, fummo accerchiati da una ventina di ragazzini urlanti che senza alcuna ragione apparente, iniziarono a menar botte da orbi sbattendoci sulla serranda di un negozio chiuso che per lo strepito e la violenza dei colpi fece uscire alle finestre alcuni inquilini spaventati per quel pandemonio. Dopo un primo attimo di smarrimento, cercammo di difenderci, ma erano in troppi e avremmo capitolato anche per la violenza dei colpi inferti con corte catene che ci lasciarono dei vistosi segni sul corpo ma che in quel momento non facevano male. Fortunatamente, dopo alcuni minuti, il suono sempre più acuto di una sirena fece dileguare gli assalitori e ci trovammo attorniati da alcuni carabinieri che, appurato che non eravamo feriti, raccolsero alcuni nominativi dei pochi testimoni e se ne andarono. Io e il mio amico, frastornati e tremanti, tornammo verso casa rincuorati per averla scampata bella. Accadeva spesso che bande di ragazzini che chiamavano teddy boys e che abitavano nei rioni malfamati, aggredissero i loro coetanei maschi, per affermare la loro supremazia sul loro territorio, per sentirsi forti e pericolosi e per vincere la noia che le scarse possibilità economiche rendevano intollerante. Non picchiavano però le ragazzine e anche gli adulti erano trascurati, ma i coetanei che apparivano diversi, o in sella al motorino, dovevano pagare per il loro apparente benessere, soprattutto se in pochi. Quel fatto mi indusse ad avere maggiore prudenza con i violenti che non ho più abbandonato. Oggi, i ragazzi incazzati degli anni cinquanta, sono stati sostituiti da altri sempre incazzati che hanno conosciuto la droga, la violenza in famiglia, l’abbandono scolastico e tutte le brutture possibili che li hanno induriti nella consapevolezza della loro esclusione dal mondo del lavoro, da un’esistenza decente o una famiglia normale. Allora subentra il disagio che manda in tilt il loro cervello e nella scuola della strada, dove si respira la violenza verso i più deboli, accentuata dall’ubriacatura dell’alcol e delle droghe, decidono di compiere gesti eclatanti per sentirsi vivi e temuti . Una differenza emerge con chiarezza. I miei teddy bois al sentire la sirena si erano dileguati, ma ai tempi d’oggi, dove il lavoro diviene un privilegio di pochi e dove leggi insulse e tolleranti consentono l’uso di droghe e i reati così detti minori sono impuniti per un buonismo deteriore, si sentono autorizzati a compiere qualunque nefandezza perchè sanno che non sono punibili se minori e con la maggiore età, se anche fossero trattenuti, un solerte avvocato li farebbe subito rilasciare, perchè il nostro bel paese, patria dei diritti e meno dei doveri, verso coloro che provocano allarme sociale con la violenza, per i reati cosidetti minori, punibili fino a tre anni, non coercisce l’aaggressore preferendo analizzare con la lente la reazione dell’aggredito per mancanza di volontà politica nel reprimere reati odiosi anche se non di sangue. Io sono contrario alla punizione, laddove sia possibile una pena alternativa che possa ottenere la rieducazione del reo, ma nei gravi casi di violenza cui assistiamo quotidianamente verso gli inermi, vorrei che il garantismo fosse sospeso almeno per tre anni, con una leggina che persino il nostro parlamento potrebbe emanare in pochi giorni. Per esperienza diretta, dove vi sia la pena certa, i reati non sono incentivati e rafforzandola per i delitti che provocano allarme sociale per gratuità ed efferatezza, sono certo che si potrebbe risolvere il problemna alla radice. Nel caso che la reazione della vittima non sia proporzionata all’offesa, il delinquente deve saper che non ci sono tutele per chi entra in casa altrui per delinquere e non si dovrebbe adottare il criterio della proporzionalità tra offesa e difesa, per l’impossibilità oggettiva di modulare la reazione e la legge dovrebbe dichiarare non punibile chi si è difeso, dopo necessaria e scrupolosa analisi dei fatti criminosi per evitare i casi sempre possibili di accertata e voluta sproporzione nella legittima difesa. Alcune domande che spero lecite: Perchè non si sospendono le garanzie per questi reati abbietti? A chi giova rovinare chi si difende? Perchè tenere i più deboli nell’incertezza e nella paura?