07/13/2017

Grazie Paolo! Se stato uno tra gli artisti che ha reso meno tristi gli anni della mia gioventù con i tuoi personaggi “sfigati” in cui mi riconoscevo. Hai saputo rappresentare gli stati d’animo di chi nella vita è spesso perdente, ma che non rinuncia alla speranza di rialzarsi con un guizzo di genialità italica ed una beffarda volontà di rivincita verso i poteri forti che restano sempre a galla… Diranno di te che sei stato un genio dello spettacolo con le tue “gags” ed hanno ragione da vendere ma, vedi Paolo, anche tu come Fantozzi e come tanti di noi, guidato da un edonismo pervicace e fuorviante, non hai colto alcuni aspetti del vivere godereccio e spensierato che ti porteranno al diabete, cioè al disfacimento fisico di un corpo di cui non potevi sentirti fiero. Trent’anni di diabete che ci accumunano, non sono bastati per farti riflettere sulle conseguenze della tua malattia, sulla tua obesità, sulla mancanza di movimento che ti avrebbe presentato un conto salato in termini di minore lucidità, di minore mobilità, di minore socialità che sotto la maschera del comico, doveva essere oramai compromessa da anni e che avrebbe troppo presto limitato la tua vita. Solitamente ciò accade nel silenzio di chi dovrebbe e potrebbe, se ne avesse la consapevolezza, aiutare il malato a cambiare stili di vita, eliminando le cause di un’alimentazione sregolata ed esagerata, segiutando a preferire cibi spazzatura, più dolci, più gustosi, più invitanti, ma più pericolosi per la genesi della tua malattia. Anche con te, coloro che hanno “trattato” la tua malattia, con la farmacologia, hanno perso la battaglia per la vita e seraficamente ti hanno condotto a morire in un’età non avanzata, in cui le gioie della vita non sono più compromesse dalle ansie di gioventù. Vorrei che la tua esperienza finale fosse analizzata, discussa, sviscerata, perchè i giovani medici, possano trarne l’insegnamento utile a loro medesimi, ma soprattutto ai milioni di diabetici che si affidano, senza prevenzione alcuna, ad una sanità che prosegue imperterrita negli errori terapeutici che portano all’epilogo di cui sei vittima. Che beffa il destino! Tu, maestro nel tratteggiare vizi e virtù dell’Italia del “benessere” non hai intravvisto soluzioni al tuo disfacimento fisico, accettando un epilogo ineluttabile al tuo egoistico e disordinato modo di vivere che, e ne sono certo, ti ha lasciato l’amaro delle realizzazioni mancate per tutto ciò che avresti voluto, ma che l tuo personaggio politico non ti consentiva di fare. Eppure, nonostante le apparenze, tu hai lasciato a chi resta un messaggio per chi lo vuole intendere nel chiuso del proprio cuore: Il tormentato dubbio sulla opportunità di un procedere nell’egoistica realizzazione umana, lontani dall’umile fiducia nell’Ente Supremo che, a prescindere dalla nostra maschera, legge nei nostri cuori e ci perdona. Addio Paolo e grazie